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Un passo verso il Green Deal: il CBAM in regime definitivo dal 2026

Il cambiamento climatico continua a essere un tema centrale nel panorama normativo globale. Sebbene molte industrie e aziende si siano impegnate a raggiungere obiettivi volontari di riduzione delle emissioni, i governi nazionali e le organizzazioni internazionali stanno sempre più accelerando il passaggio verso una “net-zero economy”. In questo articolo verrà trattato il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) nel contesto del Emissions Trading System dell’Unione Europea (EU ETS).

Cos’è l’EU ETS?

Il sistema EU ETS, ovvero l’Emissions Trading System dell’Unione Europea, è uno dei più grandi mercati del carbonio al mondo ed è uno strumento chiave nella strategia dell’UE per combattere il cambiamento climatico, in linea con gli obiettivi fissati dal Green Deal per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Lanciato nel 2005, è il primo mercato del carbonio al mondo e riduce le emissioni complessive dell’UE generando al contempo entrate per finanziare la transizione verde. Il sistema concerne le emissioni derivanti dalla produzione di elettricità e calore, dall’industria manufatturiera dei settori dell’alluminio, acciaio, cemento e idrogeno, e dall’aviazione – settori responsabili di circa il 40% delle emissioni totali di gas serra dell’UE. Dal 2024, include anche le emissioni del trasporto marittimo.

Si tratta di un sistema di “cap-and-trade” per ridurre le emissioni di gas serra. Il sistema stabilisce un limite (“cap”) alla quantità totale di alcuni gas serra che le aziende coinvolte possono emettere, limite che verrà progressivamente ridotto nel tempo per abbassare le emissioni complessive, mentre il prezzo delle quote dovrebbe aumentare in base al meccanismo domanda-offerta. All’interno di questo “cap”, le aziende ricevono o acquistano quote di emissione (allowances) che concedono loro il diritto di emettere una certa quantità di anidride carbonica (CO₂) o gas serra equivalenti: una quota = una tonnellata di CO₂.

In questo sistema, le aziende che riducono le proprie emissioni possono vendere le quote in eccesso ad altre aziende che ne hanno bisogno, creando un incentivo finanziario alla riduzione delle emissioni. Inoltre, alla fine di ogni anno, le aziende devono restituire un numero sufficiente di quote per coprire le proprie emissioni; se emettono più delle quote possedute, affrontano pesanti multe. Al contrario, se emettono meno, possono vendere le quote in eccesso per un profitto.

Per proteggere le aziende europee, l’UE ha introdotto il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), che entrerà nel suo regime definitivo nel 2026 e interesserà gli importatori dell’UE.

Cos’è il CBAM?

Il Carbon Border Adjustment Mechanism dell’Unione Europea (CBAM) è uno strumento volto ad assegnare un costo equo alle emissioni di carbonio generate durante la produzione di beni ad alta intensità di carbonio importati nell’UE.

Questo meccanismo promuove pratiche industriali più pulite nei paesi extra-UE garantendo che i costi del carbonio per le importazioni siano allineati con quelli dei beni prodotti a livello domestico, sostenendo così gli obiettivi climatici dell’UE senza rischiare svantaggi competitivi. Inoltre, il CBAM è stato progettato per essere conforme alle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).

Gli importatori di beni soggetti ai requisiti del CBAM dovranno registrarsi presso le autorità nazionali, dove potranno anche acquistare certificati CBAM. Il costo di questi certificati sarà determinato in base al prezzo medio settimanale delle quote dell’EU ETS, espresso in euro per tonnellata di emissioni di CO₂.

I dichiaranti CBAM potranno richiedere lo status di “dichiarante autorizzato” tramite il registro CBAM. La loro richiesta sarà elaborata dall’autorità competente dello Stato membro dell’UE in cui sono stabiliti. A partire dal 1° gennaio 2025, gli operatori degli impianti coinvolti nelle attività considerate dal CBAM potranno registrarsi ufficialmente presso le autorità competenti; tale status diventerà obbligatorio dal 1° gennaio 2026 per l’importazione di beni CBAM nel territorio doganale dell’UE.

Ogni anno, gli importatori dell’UE dovranno dichiarare l’impronta di carbonio totale associata alle loro importazioni e compensarla con il corrispondente numero di certificati. Se gli importatori possono dimostrare che un prezzo del carbonio è già stato pagato durante la produzione dei beni importati, l’importo corrispondente potrà essere detratto.

Il 1° ottobre 2023 è iniziata la fase di transizione del CBAM, con il primo periodo di rendicontazione per gli importatori che si concluderà il 31 gennaio 2024. Questo avvio graduale garantisce una transizione misurata, prevedibile e bilanciata sia per le imprese dell’UE che per quelle extra-UE, nonché per le autorità pubbliche.

Come verranno calcolate le emissioni incorporate?

Le emissioni saranno determinate utilizzando metodi specificati dalla normativa, basati sui dati relativi alle emissioni effettive prodotte durante il processo di fabbricazione, che saranno forniti direttamente agli importatori dai produttori di paesi terzi. Inoltre, la Commissione Europea fornirà valori standard di emissioni, calcolati per riflettere i livelli di emissione predefiniti delle installazioni meno efficienti dell’UE per quella categoria di beni.

Come dovranno riportare i dati le aziende soggette al CBAM?

A partire dal 2026, le aziende dovranno presentare un rapporto annuale entro il 31 maggio dell’anno successivo. Durante il periodo di transizione (fino al 31.12.2025), le aziende dovranno anche presentare rapporti trimestrali entro la fine del mese successivo alla fine di ciascun trimestre.

Il rapporto trimestrale dovrà includere: la quantità totale di beni importati in tonnellate o megawattora di elettricità utilizzata, le emissioni effettive totali in tonnellate di CO₂ per tonnellata o per megawattora, le emissioni indirette totali incorporate in tonnellate di CO₂ per tonnellata (esclusa l’elettricità) e il prezzo del carbonio pagato nel paese di origine.

Dal 2026 in poi, il rapporto annuale dovrà coprire: la quantità totale di beni importati, le emissioni incorporate totali e il numero totale di certificati CBAM restituiti in base alle emissioni totali incorporate, adeguati per eventuali prezzi del carbonio già pagati nel paese di origine, se applicabile.

Sfide e opportunità per le aziende

Secondo le statistiche di McKinsey (fonte: https://www.mckinsey.com/capabilities/operations/our-insights/operations-blog/new-opportunities-capturing-value-from-cbam-regulation), il CBAM influenzerà fortemente la produzione primaria di alluminio, con un aumento dei costi previsto del 70% entro il 2030, seguito da un aumento del 40% per l’acciaio e del 19% per i polimeri. Le aziende fortemente dipendenti da questi materiali potrebbero trovarsi di fronte a costi elevati se non adottano misure di adeguamento.

Tuttavia, il CBAM presenta anche notevoli opportunità per le aziende che riducono le emissioni più rapidamente dei concorrenti, potendo raggiungere un posizionamento migliore e attrarre clienti da rivali con emissioni più elevate. Un’analisi top-down condotta da McKinsey su una tipica azienda automobilistica europea indica che la mancanza di azioni concrete potrebbe ridurre i profitti dal 20 al 40 percento nel corso di questo decennio. Circa metà di queste perdite deriverebbe dai costi diretti legati alla conformità — o mancata conformità — alle normative CBAM, mentre l’altra metà risulterebbe da un calo della domanda, poiché i consumatori opteranno sempre più per alternative a basse emissioni.

L’aumento dei costi non è l’unico aspetto da evidenziare. Il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) presenta anche importanti opportunità, soprattutto per le aziende che riducono le emissioni più rapidamente rispetto ai loro concorrenti e che, quindi, possono ottenere un miglior posizionamento e attrarre clienti dai rivali con maggiori emissioni. Le imprese più proattive potrebbero ottenere una crescita ancora maggiore, beneficiando di premi di prezzo per prodotti con prestazioni ambientali superiori e adottando nuovi modelli di business green.

Un’altra potenziale strategia per mitigare i costi delle tasse sul carbonio consiste nella ridefinizione della catena del valore dell’organizzazione. Sostituire i materiali, implementare programmi di riduzione dei rifiuti o migliorare l’efficienza dei processi può offrire un duplice vantaggio: ridurre sia le imposte che i costi diretti di energia, acqua o gestione dei rifiuti. In conclusione, nuovi modelli di business orientati ad approcci circolari possono generare flussi di entrate con emissioni minime associate.

Vuoi sapere se la tua azienda è soggetta al Carbon Border Adjustment Mechanism? Consulta la checklist ufficiale sul sito dell’Unione Europea: https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/c0dc964b-8f3e-11ee-8aa6-01aa75ed71a1/language-en.

Se hai domande o hai bisogno di ulteriori informazioni, contatta Axevera Consulting a:
elisa.barni@axevera.com oppure simone.consalvi@axevera.com.

Fonti:

https://climate.ec.europa.eu/eu-action/eu-emissions-trading-system-eu-ets/what-eu-ets_en

https://taxation-customs.ec.europa.eu/carbon-border-adjustment-mechanism_en

https://www.mckinsey.com/capabilities/operations/our-insights/operations-blog/new-opportunities-capturing-value-from-cbam-regulation

https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/c0dc964b-8f3e-11ee-8aa6-01aa75ed71a1/language-en

Immagine generata da IA.

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